Piccolo grande eroe della buonanotte: Sabbiolino, il volto migliore della DDR
- Federico Bertozzi
Il bambolotto di Sabbiolino della Collezione Guerra e Pace, in una composizione anni ’70 dedicata all’Ostalgie. Sulla sinistra: «Flechten und fädeln» (Rudolf Arnold Verlag, Lipsia 1960), manuale pratico di bricolage a cura di Gerta Schumann, assieme ad un minidiorama in legno in scatola di fiammiferi, prodotto artigianale dell’area delle montagne Erz; sulla destra: piatto decorativo in porcellana di Meissen con fiori e motivi architettonici di «Berlin – Hauptstadt der Deutschen Demokratischen Republik» («Berlino – Capitale della Repubblica Democratica Tedesca»), vicino ad un visore stereoscopico Stereomat, con una coppia di schede diapositive a tema fiabesco.
«Kinder, liebe Kinder, es hat mir Spaß gemacht,
Nun schnell ins Bett und schlaft recht schön,
Dann will auch ich zur Ruhe gehen,
Ich wünsch euch gute Nacht!»
(«Bambini, cari bambini, mi sono divertito,
Adesso veloci a letto e dormite bene,
Poi voglio andarmi a riposare anch’io,
Vi auguro una buona notte!» –
Walter Krumbach, Sandmann, lieber Sandmann, 1959)
Accompagnati da queste parole, cullati dalle note di una dolce ninna nanna, fra 1959 e 1990 furono milioni i bambini e le bambine della Repubblica Democratica Tedesca ad addormentarsi felici, dopo aver salutato in televisione il loro eroe preferito: “Unser Sandmännchen”, lo chiamavano tutti, “Il nostro Sabbiolino”, un intraprendente pupazzetto dal cappello a punta e dal pizzo barbuto, che, attraverso più di tre decenni di quotidiane avventure via etere, aveva saputo educare i figli della DDR alle virtù dell’uomo nuovo socialista, guadagnandosi l’affetto di intere generazioni. E non soltanto entro i ristretti confini della Repubblica. E non soltanto fino al crollo del Muro. Già, perché se fin dai primi anni di diffusione, il bambolotto, apparso dapprima via radio, fu distribuito anche negli altri paesi del blocco orientale, subito dopo, contravvenendo ai tabù della Guerra Fredda, furono diversi stati capitalisti a chiedere la licenza di proiettare la serie anche da loro: così, nei suoi fantastici viaggi in giro per il mondo, e perfino nello spazio cosmico, Sabbiolino si ritrovò di casa in Unione Sovietica come in Cina, in Danimarca come alle Mauritius, a Cuba come in Iraq. E quando la riunificazione delle due Germanie chiese il suo tributo, e i nuovi dirigenti della tv occidentale provarono a sopprimere la produzione per ragioni di costi, nei Länder della ex-DDR ci fu una mezza sollevazione popolare: con raccolte firme, proteste e dimostrazioni, bambini, genitori ed insegnanti fecero tanta confusione che riuscirono ad ottenere il ripristino del programma, con tanto di scuse. Trasferito alle emittenti sorte dopo la Wende, “Unser Sandmännchen”, opportunamente “ripulito” della patina politica che una volta lo rivestiva, rappresenta ancora oggi un caposaldo amatissimo del palinsesto televisivo tedesco per bambini: non solo, superati i 60 anni di vita, con più di 22.000 puntate alle spalle, la storica trasmissione ha ormai superato da un pezzo ogni record di longevità, risultando sia lo spettacolo con più episodi all’attivo, che quello messo in onda da più tempo al mondo.
L’Omino del sonno e l’idea geniale
di una creativa che fugge ad Ovest
L’idea di rielaborare in chiave televisiva l’antica figura letteraria dell’Uomo di sabbia, od Omino del sonno, presente nella mitologia nordica fin da tempi insondabili, protagonista di un bellissimo racconto gotico di E.T.A. Hoffmann e di una divertente fiaba d’autore di Hans Christian Andersen, venne in mente per prima ad Ilse Obrig (1908-1978), redattrice di programmi radio ed autrice di libri per bambini: siamo sulla fine degli anni ’40, nel settore di Berlino occupato dai sovietici, e la donna lavora al palinsesto per l’infanzia della Berliner Rundfunk, la radio del settore socialista della capitale, che la follia hitleriana ha da poco ridotto ad un cumulo di macerie. Nel 1950, tuttavia, la moderatrice fugge improvvisamente a Berlino Ovest, e comincia a lavorare per la stazione della zona americana.
Sopra: Un momento di pausa dalle riprese sul set di «Kinderstunde», prima trasmissione della tv tedesca appositamente dedicata all’infanzia: in ogni episodio, della durata di mezz’ora, l’autrice Ilse Obrig, che ideò e diresse il programma dal 1951 al 1973, sedeva in cerchio assieme ai bambini, leggendo storie educative, cantando e praticando con loro piccoli lavori manuali.
Passa poi alla SFB (Sender Freies Berlin), l’Emittente di Berlino Libera, e collabora con il nascente servizio televisivo tedesco: è lì che dà vita a Kinderstunde (L’ora dei bambini), prima vera trasmissione per l’infanzia della tv germanica, in cui siede in cerchio fra i bambini e legge loro storie formative, educandoli al canto e a piccoli lavori manuali – un format che si rivelerà vincente.
La DFF e il dream team di Behrendt.
Obiettivo: «Fare prima e meglio di loro»
Sopra: L’inventore di Sabbiolino ritratto assieme alla sua creatura, in uno splendido ritratto degli anni ’70. Interessante la didascalia a corredo dello scatto: «Berlino, per il 20º compleanno di Sabbiolino. Gerhard Behrendt, direttore artistico degli studios televisivi per cartoni in stop motion, è il “padre” di Sabbiolino. Come tutti i padri, è molto fiero di suo figlio, che il prossimo 22 novembre 1979 compie già venti anni, ma rimane tuttavia eternamente giovane. Anche Sabbiolino ha attraversato alcune fasi di crescita, prima di essere come è oggi: 22 cm di altezza, allegri occhi a bottone neri, giubba verde con mantellina e berretto a punta, pantaloni di velluto marroni, stivaletti in pelle grigio chiaro.» Sotto: Ancora una foto d’archivio dai DEFA-Trickfilmstudios di Berlino-Mahlsdorf, dove Unser Sandmännchen fu prodotto ininterrottamente dal 1963 fino al 1993. Behrendt, sulla sinistra, assiste lo scenografo Harald Serwoski, sulla destra, nel fissaggio della sua ultima creazione ad una gruetta di sollevamento per le riprese: un avveniristico idrovolante bimotore, con tanto di eliche in movimento e Sabbiolino a bordo.
È il 1959, quando, agli orecchi dei dirigenti della Deutscher Fernsehfunk (DFF), la tv di stato della DDR, giunge la notizia che i loro rivali capitalisti di oltrecortina progettano un nuovo programma della buonanotte per bambini, che avrà come protagonista un omino di sabbia: dietro, ovviamente, c’è sempre lei, Ilse Obrig, la creativa fuggita ad Ovest. Per uno stato giovane come la Germania Orientale, bisognoso di simboli e riti che sappiano aggregare il popolo attorno a nuovi valori rivoluzionari, la sfida è pressante: bisogna fare prima e meglio di loro. Così, nella massima urgenza, i vertici della DFF incaricano Gerhard Behrendt (1929-2006), giovane scenografo e costumista, di dar forma ad un Sandmann nazionale, che sappia essere divertente ma pure educativo, e che possa facilmente essere trasposto in animazione stop-motion, o passo uno. Incredibilmente, Behrendt ci riesce: in appena 10 giorni di lavoro, dal niente, avvalendosi soltanto di un grumo di plastilina, dà vita a quella che diverrà la sua creatura più famosa, un iconico birbantello dal pizzo allungato, gli occhi a bottone e l’immancabile cappellino a punta, a metà strada fra il serio e lo spiritoso, che rimarrà per generazioni il migliore amico di bambine e bambini della DDR.
Ottenuto l’appoggio di Harald Serowski (1929-2005), che fornirà per la serie scenografie e veicoli, ad “Unser Sandmännchen”, per essere davvero completo, manca ormai solo un motivo orecchiabile per le sigle di apertura e di chiusura: ci pensa il compositore Wolfgang Richter (1928-2004), che, fattosi dettare il testo per telefono da Walter Krumbach (1917-1985), durante la notte, in sole tre ore butta giù 11 battute che si trasformeranno immediatamente in un tormentone. A tempo di record, così, presso gli studios DEFA di Mahlsdorf, a Berlino-Est, dove la produzione di Sabbiolino rimarrà fino alla riunificazione, si può finalmente montare la prima puntata.
22 novembre 1959:
1-0 per la Repubblica Democratica
È la sera del 22 novembre 1959, quando la DFF mette in onda il primo episodio di “Unser Sandmännchen”: per le decine di lavoratori coinvolti nel progetto, dal regista allo scenografo, dai cameraman ai redattori, dai modellisti ai decoratori, è il momento della verità. Dopo la sigla d’apertura, durante la quale Sabbiolino, in mezzo alla neve di una notte invernale, raggiunge due bambini che lo attendono in un appartamento, dal piccolo televisore del salotto prende avvio il racconto della buonanotte vero e proprio, ripreso dal vivo: seduta ad un tavolo insieme ad un gran numero di bimbi, una maestra – palesemente ispirata ad Ilse Obrig – pone loro indovinelli ed invita a cantare anche chi guarda da casa. Concluso il siparietto, la ragazza augura a tutti la buonanotte, e la scena ritorna allo stop-motion: Sabbiolino saluta i suoi piccoli amici, esce dal palazzo e, mentre risuona la sigla di chiusura, si siede all’angolo dell’edificio, addormentandosi in mezzo alla neve. Il successo è completo: non solo gli artisti della DDR hanno saputo battere sul tempo quelli della Germania Ovest, che, comunque, non saranno pronti che nell’ottobre 1962, ma sono anche riusciti a dar vita ad un format originale, cui il pubblico orientale manifesta, fin da subito, un affetto grandissimo. Il giorno dopo, la redazione del programma è letteralmente sommersa di accorate lettere di bambini e genitori, che, visto Sabbiolino addormentarsi al freddo in mezzo alla strada, si propongono di offrirgli un letto caldo, ed un tetto sotto cui riposare: è l’inizio di una leggenda, e di un legame inossidabile con gli spettatori che accompagnerà il nanerottolo magico per oltre sei decenni di appuntamenti serali, oltre ogni dittatura e rivolgimento storico. L’esperimento di un Sabbiolino senzatetto, ad ogni modo, non sarà più ripetuto.
22 novembre 1959: la tv di stato della DDR manda in onda la prima puntata di Unser Sandmännchen – eccola per intero. Ancora per qualche mese, il simpatico giramondo di Behrendt presenterà al pubblico un curioso berretto stellato, con nappina e mantella parimenti stellata, che perderà l’estate successiva, quando il personaggio assumerà l’aspetto definitivo che lo consegnerà alla storia: stessa sorte toccherà agli occhi bicolore, che scompariranno a favore dei ben noti occhi neri a bottone.
Un sacco di amici ed un parco veicoli degno di 007
Negli anni seguenti, continuando a scorrazzare nei racconti-cornice, Sabbiolino si arricchisce di numerosi amici, dal dispettoso goblin Pittiplatsch all’anatra Schnatterinchen, dal cagnolino Moppi ad Herr Fuchs e Frau Elster, una coppia spassosa, composta da una volpe e da una gazza ladra, passando poi per marionette e personaggi in carne ed ossa, che animano invece i racconti della buonanotte veri e propri, come Meister Briefmarke, “mastro francobollo”, Taddeus Punkt, il professore sempre in vena di lezioni, con il fedele barboncino Struppi, e Frau Puppendoktor Pille, la dottoressa esperta di pupazzi e delle loro problematiche. Per i suoi viaggi vicini e lontani, sia all’interno della DDR che nei paesi socialisti alleati, Sandmann ha disposizione un parco veicoli da fare invidia a 007, approntato in scala e dovizia di particolari dal sempre ottimo Harald Serowski: da veloci motociclette ad auto decappottabili, da elicotteri a treni diesel, da mongolfiere a coloratissimi sottomarini. Se vi sono episodi in cui Sabbiolino compare fra i casermoni in cemento armato a piedi, in bicicletta, o a bordo degli umili «Moped», o motorette, di honeckeriana memoria, è pur vero che in una puntata si slancia fino a Cuba, attraccandovi con un futuristico motoscafo, mentre in altre, seguendo la fascinazione dell’epoca, supera i confini terrestri e si spinge addirittura nel cosmo, pilota di incredibili razzi con la stella rossa, e perfino del Lunokhod, il leggendario rover sovietico, con cui atterra, e naturalmente dà avvio all’«Abendgruß», il saluto serale, pensate un po’, dalla superficie lunare.
29 agosto 1978: il matrimonio cosmico
Dal 1966, la trasmissione si fa a colori, vengono girati anche alcuni lungometraggi di grande successo, ma è nel 1978 che il piccolo eroe socialista vive la sua esperienza più incredibile. Sigmund Jähn (1937-2019), primo tedesco nello spazio, parte dell’equipaggio Interkosmos a bordo della Sojuz 31, al momento dell’imbarco, porta con sé una speciale variante astronautica del simpatico pupazzetto di Mahlsdorf: giunto in orbita, lo estrae da una borsa, mostrandolo in diretta televisiva agli entusiasti telespettatori della DDR. Il collega sovietico Valerij Bykovskij (1934-2019), a quel punto, tira fuori un peluche di Masha, contadinella bionda protagonista di molte fiabe del folclore russo, e fra i due, che s’innamorano a prima vista, può celebrarsi un divertente matrimonio cosmico: per i piccoli che guardano da casa, è uno spettacolo semplicemente incredibile!
29 agosto 1978: foto di gruppo a bordo della stazione spaziale URSS Saljut 6. Sotto gli occhi divertiti dei compagni U. Kavalënak ed A. S. Ivančenkov (fila in alto, da sinistra), il cosmonauta sovietico Valerij Bykovskij ed il collega tedesco-orientale Sigmund Jähn (fila in basso, da sinistra), appena sbarcati dalla navicella Sojuz 31, celebrano lo spassoso matrimonio cosmico di Masha e Sabbiolino, che fluttuano davanti a loro in assenza di gravità. Per i piccoli telespettatori a casa, la diretta spaziale con i propri beniamini fu un momento davvero entusiasmante.
Da Marx al 16:9: le mille vite di un evergreen
Sopra: Sempre leale e solidale, Unser Sandmännchen incarna quei valori di laboriosità e spirito di sacrificio cui il marxismo-leninismo ambisce ad educare la nuova gioventù della DDR: in questo fotogramma del 1968, il nostro piccolo eroe stringe la mano ad un operaio di un cantiere, dopo aver portato a destinazione un carico di cemento. Sotto: Paladino della modernità socialista, Sabbiolino non poteva certo lasciarsi sfuggire l’occasione di un’uscita ad Alexanderplatz, la piazza più futuristica di tutta Berlino-Est. È il 1964, e, in questa cartolina colorizzata, il folletto dal berretto a punta ci saluta a bordo di un esemplare fuoriserie dell’ultimo ritrovato delle industrie automobilistiche nazionali: la leggendaria PKW 601, meglio nota come Trabant, vetturetta prodotta pressoché identica fino al 1990, e passata alla storia come uno dei prodotti più iconici della vecchia Germania Orientale.
Anno dopo anno, “Unser Sandmännchen” macina un successo dopo l’altro, e, raffigurato in una vasta gamma di giocattoli e libri per l’infanzia, si trasforma in uno dei prodotti commerciali di maggior successo della Repubblica Democratica, una vera macchina da soldi. La fama da star, tuttavia, non stravolge Sabbiolino, che, lungi dal ridursi a mero araldo di virtù rivoluzionarie, rimane saldo nei suoi doveri, guadagnandosi, nelle generazioni, anche il ruolo di confidente, di amico speciale: ogni giorno, sono migliaia le lettere di giovani spettatori che continuano ad arrivare in redazione, per comunicare al protagonista dubbi, impressioni, novità, o chiedere consiglio in scelte importanti. Al termine di ogni episodio televisivo, il racconto della buonanotte riconcilia con gli amici, la famiglia e la nazione intera, e non c’è finale, in cui il bambolotto di Gerhard Behrendt non si ricordi, appena prima del buio, di aprire il sacchettino di stoffa che porta sempre sotto braccio, di raccogliere un pugnetto di magica sabbia addormentatrice e lanciarla verso lo sguardo della videocamera, ovvero negli occhi di chi guarda, per farlo delicatamente assopire e condurlo nel fatato mondo dei sogni. Socievole ed ingegnoso assieme, sempre leale e solidale, mai adirato, il simpatico ragazzetto dell’Est incarna, in definitiva, quei valori di coraggio, laboriosità e spirito di sacrificio cui il regime ambisce ad educare le generazioni del futuro.
Bambolotti, libri e giochi da tavola: Unser Sandmännchen star del merchandising (e campione di Ostalgie)
Protagonista della serie tv più longeva al mondo, come abbiamo detto, dal 1959 in avanti, Sabbiolino è stato al centro di un fenomeno mediatico difficilmente paragonabile a quello di qualsiasi altro personaggio dell’animazione, quantomeno nell’ex-blocco sovietico. Per la gioia di grandi e piccini, fin dai primi anni ’60, il simpatico avventuriero di Mahlsdorf è stato oggetto di un fiorente merchandising, capace di offrire ai telespettatori un gran numero di articoli ufficiali del proprio beniamino, da acquistare, vivere e personalizzare. Inserito in una vasta scelta di album da colorare, libri illustrati, giochi di carte e giochi da tavola, dai memory ai puzzle, passando per speciali giochi dell’oca, l’intraprendente campioncino del marxismo è stato però, soprattutto, riprodotto in un larghissimo assortimento di pupazzi – inutile dirlo, oggi, l’intero settore ha guadagnato interesse collezionistico, e si è trasformato in vivacissimo terreno di caccia di appassionati di Ostalgie.
Sopra: Gioco dell’oca “in salsa” Sabbiolino, dedicato al birbantello di Mahlsdorf ed ai suoi piccoli amici. Edito da SPIKA (Spielewerk Karl-Marx-Stadt) nel 1973, il gioco di dadi prevedeva un massimo di 6 giocatori, con mosse speciali da effettuare presso specifiche caselle: una volta che tutti i partecipanti avessero raggiunto la casella finale, le regole prevedevano che dimostrassero spirito sportivo, intonando assieme la Sandmännchenlied. Andato in rovina dopo il crollo del socialismo, nel 2016 il marchio SPIKA è stato resuscitato a furor di popolo, e vanta oggi un catalogo di alta qualità, secondo una filosofia aziendale all’insegna di regionalità ed impegno sociale: a forte richiesta, ha rimesso in produzione molti classici ex-DDR, proprio come Sandmann, lieber Sandmann!. (L’esemplare vintage in foto appartiene alle collezioni del DDR Museum di Berlino.)
Realizzati in vari formati e materiali, dai più economici ai più sfarzosi, i bambolotti ritraevano Sabbiolino in molti costumi diversi, ispirati a quelli indossati nelle avventure televisive: da contadino a pilota d’aerei, da artista a calciatore, da boscaiolo ad astronauta, o meglio, alla socialista, cosmonauta, sempre, tuttavia, con i caratteristici occhi a bottone, il cappellino da folletto ed un paio di buffi stivali a punta. Se ne facevano in stoffa, legno, plastica e perfino in porcellana, e, se è vero che la televisione della DDR, depositaria dei diritti di riproduzione, concesse licenze ufficiali a diverse aziende di stato specializzate nella produzione di bambole, tale era la domanda interna ed estera, che non mancarono produzioni artigianali e, addirittura, non autorizzate.
Fondata a Sonneberg, in Turingia, nel 1956, in una regione dove l’artigianato del giocattolo poteva vantare una tradizione plurisecolare, l’azienda di stato VEB Vereinigte Spielwarenwerke Sonneberg SONNI realizzava articoli di ottima fattura, ed era apprezzata in tutto il mondo: via via accresciuta, agli inizi degli anni ’80, l’impresa prese l’assetto di vero e proprio Kombinat, con 27.000 dipendenti e più di 110 milioni di marchi orientali di fatturato annuo, in gran parte legato alle esportazioni, che giunsero ad assorbire l’87% del prodotto. Negli anni d’oro delle sue officine, la SONNI arrivò a sfornare 6.000 peluche e 10.000 bambole al giorno: non soltanto gattini, coniglietti ed orsacchiotti, ma pure moltissimi Sabbiolini. In foto, una suggestiva istantanea delle linee SONNI negli anni ’70, prima del collasso del gruppo seguito alla Wende.
Così, affianco ad esemplari della VEB Vereinigte Sonneberger Spielzeugbetriebe di Sonneberg, in Turingia, prestigiosa fabbrica di giocattoli che fu la prima a ricevere formale autorizzazione a produrre “Sabbiolini”, marchiandoli con il logo “Sonni”, ancora oggi se ne trovano altri di qualità inferiore, ed altri ancora senza alcun marchio di fabbrica: guardando ai dettagli, di fatto, non si riesce a trovare un esemplare perfettamente uguale ad un altro. Del resto, lo stesso Gerhard Behrendt, padre di Sabbiolino, sembra aver dato il suo tacito appoggio a questa produzione diffusa, se si pensa che lui stesso, a partire dal 1963, si mise a costruirne in piccola serie, affiancato, nell’opera, da Erich Schönherr, mastro giocattolaio delle montagne Erz. Alcuni bambolotti disponevano di testa girevole, altri pure di braccia e gambe mobili, mentre certi esemplari, privi di parti snodate, potevano vantare componenti in ceramica dipinta a mano, e non erano concepiti come giocattoli, bensì come oggetti preziosi da esporre in vetrina.
Un messaggero da oltrecortina:
il Sabbiolino della Collezione Guerra e Pace
Sulla scia di un incredibile successo televisivo, che dura da più di 60 anni e non accenna a diminuire, di gadget relativi al nostro amico, com’è naturale, se ne producono ancora oggi, ed editori per l’infanzia come il brandeburghese Trötsch hanno regolarmente in catalogo libri di lettura, carte, puzzle e perfino tazze da colazione dedicati a Sabbiolino: storici produttori bavaresi di bambole e peluche, come Götz ed Heunec, del resto, vantano intere pagine di listino con riproduzioni più o meno grandi – e dettagliate – del piccolo avventuriero col sacchetto di sabbia.
L’esemplare della Collezione Guerra e Pace, tuttavia, arriva da un tempo più lontano. Viene da prima, e viene dall’altra parte del Muro. Alto 24 cm, misura pressoché standard dei vecchi esemplari, utilizzata anche sul set dai modellisti della squadra di Behrendt, il pupazzetto di cui parliamo presenta un corpo realizzato in plastica rigida, di colore rosa, con gambe fisse e braccia snodate.
La testa, girevole, è invece ricavata in morbido vinile, con occhi a bottone neri, labbra dipinte a mano, e capelli e pizzetto in nylon bianco. Per quanto riguarda l’abbigliamento, il nostro Sandmännchen ha un aspetto decisamente silvano, ed indossa una giacchetta verde in pannolenci, con bavero marrone e doppio bottoncino decorativo, corredata da una mantellina beige in cotone misto a sintetico. In cotone misto a sintetico, ma di colore verde, è pure il vistoso cappellino a punta che il bambolotto porta all’indietro sopra i capelli, che spuntano attorno al viso come una chierica. Completano l’outfit, infine, dei robusti pantaloni in pannolenci nero, con bottoncino posteriore, che nascondono, ai piedi, un paio di stivaletti in plastica gialla.
Inconfondibilmente DDR, il campione descritto appartiene a quel filone di produzioni minori di cui abbiamo detto in precedenza, e, per quanto sia attribuibile agli anni ’70, non presenta marchiature specifiche. Silhouette, colori e materiali rimandano ad un’epoca ormai perduta, ad un mondo di sogni e di altrettante illusioni, un mondo di cui il nostro piccolo avventuriero col pizzetto rappresenta, forse, il volto migliore, ed il lascito più sano: il nostro Sabbiolino, uno dei pochi vincitori orientali della Guerra Fredda.